Archimede (287-212 a.C.)


Il matematico siracusano Archimede fu il padre della geometria.
Scoprì il valore del pi greco, che è il rapporto tra la circonferenza e il suo diametro. Pi greco viene usato anche per calcolare volumi di cilindri e sfere.
Archimede utilizzò i metodi di esaustione, un procedimenti utili a calcolare aree di varie figure geometriche piane, di Antifonte e Brisone, però si concentrò sui perimetri dei due poligoni, anziché sulle loro aree, trovando un'approssimazione alla circonferenza del cerchio.

Egli raddoppiò quattro volte i lati di due esagoni, ottenendo due poligoni di 96 lati, di cui calcolò i perimetri. Successivamente rese pubbliche le sue scoperte. "La circonferenza di ogni cerchio è tripla del diametro, più una parte minore di un settimo del diametro e maggiore di dieci settantunesimi" Archimede sapeva di poter descrivere solo i limiti superiore e inferiore del rapporto, ma se si fa una media dei due valori si ottiene 3,1419, con un errore di meno di tre decimillesimi del valore reale.


Archimede cercò metodi per misurare il volume e la massa di oggetti di forma irregolare. Giunse così a formulare il principio che da lui prese il nome: un oggetto immerso nell’acqua riceve una spinta verso l’alto pari al peso dell’acqua che sposta. Archimede inventò la bilancia idrostatica, utilizzata per misurare il peso specifico dei liquidi. Sulla base di quelle rilevazioni, affermò: « Qualsiasi solido più leggero di un fluido, se collocato nel fluido, si immergerà in misura tale che il peso del solido sarà uguale al peso del fluido spostato »

Secondo la leggenda, riportata nel De Architectura di Marco Vitruvio Pollione un giorno mentre faceva il bagno. In quella circostanza, immergendosi nella vasca avvertì la spinta idrostatica dell'acqua comprendendone la causa. Con questa intuizione per la felicità Archimede sarebbe uscito nudo dalla vasca e avrebbe cominciato a correre per le strade.