Era un animale mostruoso, che per contadini e pastori era per metà elefante e per metà serpente e dimorava sui monti del Pollino.
Pare che ‘u “lifande-serpende”, per nutrirsi, risucchiasse, con la sua lunga proboscide, tutto ciò che gli passava accanto,
sebbene le sue prede preferite fossero le capre al pascolo. Un giorno, i proprietari di alcune greggi, pur temendo grandemente di
essere risucchiati dalla mostruosa creatura, si fecero coraggio ed escogitarono uno straordinario piano per ammazzarlo.
Trovarono un uomo abile nell’addomesticare sia i serpenti che gli elefanti, una sorta di “magaro”, cioè di stregone, e gli
incaricarono di posizionarsi dalla parte opposta del rifugio della bestia e di attirarlo con rumori, suoni e gesti vari.
Finalmente la bestia uscì dal rifugio, ma subito sprofondò nella gola sottostante, provocando un assordante boato.
Nonostante la tremenda caduta, ‘u “lifande-serpende” non morì ed anzi continuò a seguire con attenzione quei rumori e
quei suoni che faceva il “magaro”, fino a quando giunse dinnanzi a lui. Subito i pastori l’assalirono, e sopraffacendolo, lo uccisero.
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