Il ponte del Diavolo


Bellissima ed inquietante è la parete di roccia della Timpa del Demonio, nel territorio della vicina cittadina arberëshe di Civita che vede protagonista uno dei luoghi più suggestivi e sinistri del nostro circondario, il “ponte del Diavolo”. La leggenda narra che struttura, antichissima, sia stata innalzata dal Diavolo in persona, durante un unica, intera nottata, flagellata da un fortissimo temporale,  su richiesta addirittura di un contadino,il quale doveva servirsene per poter passare agevolmente sul fiume Raganello.  Pare che il Diavolo, come ben si può immaginare, abbia voluto in cambio l’ anima del primo essere vivente che lo avesse attraversato.  Cosi fu  e all’alba, appena costruito il ponte,  il  diavolo si nascose poco distante in attesa del primo viandante che si apprestava a percorrere la demoniaca struttura,  quando ecco apparire davanti ai suoi occhi di brace una piccola capretta tutta intenta ad “inaugurare” il ponte. Ritrovandosi  un animale e sentendosi, dunque beffato, il diavolo andò su tutte le furie e maledì la sua stessa costruzione, meditando di farla crollare con la stessa rapidità con cui l’aveva edificata, ma proprio nei pressi del ponte si accorse che vi erano tutti gli abitanti del paese, i quali stavano portando in processione la statua di Sant’Antonio. Non potendo ormai fare più nulla, il Diavolo comprese di essere stato ingannato e sconfitto, e così si lanciò nelle acque impetuose del fiume per nascondersi nelle viscere della terra. Proprio per questo i contadini di Civita, per secoli, ogni volta che attraversavano il ponte,  erano soliti farsi il segno della croce.  Eppure il Diavolo, vendicativo com’è, non aveva dimenticato quell’affronto umano e dopo qualche centinaia di anni, forse, si dice, vi abbia messo le sue grinfie, se in un tardo pomeriggio del marzo 1998, mentre Civita era squarciata da una tremenda tempesta, il ponte improvvisamente crollò, sprofondando nella gola del Raganello. Dopo diversi anni il ponte è stato ricostruito interamente, ma molti, ancora oggi, ricordano il tonfo terrificante che si udì quel giorno, quando mattoni, pietre e calcinacci scomparvero nelle rapide del fiume.