Il miele di Baffi


Baffi era un signore di Civita che se andava spesso alle basse gole del Raganello. Una notte, mentre dormiva, gli venne in sogno la Madonna del Carmine che gli rivelò un punto preciso delle gole, la località Lamia-Sacchitìello  in cui vi era un grosso alveare. La Madonna chiese a Baffi che se fosse riuscito a prendere l’alveare, con la cera raccolta avrebbe dovuto farne delle candele ed accenderle in suo onore. Il giorno seguente l’uomo si recò in quel posto e scoprì un enorme sciame di api che proveniva da un buco sovrastante l’ingresso di una grotta. L’alveare sembrava essere posizionato troppo in alto, così Baffi ritornò in paese e chiese aiuto ad un suo parente. Ritornato nei pressi della grotta, facendosi sostenere da una corda, riuscì a prelevare sette secchi stracolmi di favi. Preso dalla contentezza e da un’irrefrenabile ingordigia, pensò malignamente che, dovendo dividere parte di quell’abbondanza con il cugino che gli aveva dato una mano, non poteva dare il resto alla Madonna, altrimenti non gli sarebbe rimasto nulla per sé. Non ebbe ancora finito di riflettere così che si vide sbucare davanti una grossa serpe. Subito d’istinto tirò fuori il coltello che prima aveva usato per tagliare i favi dell’alveare e spezzò in due l’animale che…..però… non era altro che quella corda che lo aveva sorretto fino a quel momento e che lo fece precipitare, irrimediabilmente giù, facendolo sfracellare al suolo, proprio davanti la grotta.