Il lupo Brigante


Anche il popolo castrovillarese e dei paesi limitrofi, nella sua più fervida immaginazione, assimilava i briganti a branchi di lupi, che, agili e veloci, imperversavano nella fitta macchia montana tra praterie vergini ed erte aspre. La loro nascita si faceva risalire alla notte più buia dei tempi, ai primordi d’un famiglia di pastori selvatici e non certo docili, ma non per questo rozzi e bruti. Briganti sognatori senza macchia, carismatici capipopolo da generazioni erano ormai considerati dei masnadieri malati d’utopia. Come  fratelli e amici, scorazzavano tra venature e dirupi inaccessibili, appostando le predi. A gruppi si spostavano come lupi e da lupi impavidi si atteggiavano nei confronti delle leggi e verso gli uomini qualunque. Tra tanti la memoria popolare ricorda il brigante Pasquale che, al pari del suo doppio, il lupo-brigante, aveva accumulato favolosi bottini nascosti in caverne profonde ove nessuno mai aveva posto piede. Finché un giorno un legnaiolo, Ottavio,  di un borgo montano, per caso  sentì le urla di una vergine frammiste a bestemmie e gemiti e da lontano il lampeggiar di pugnali. Il povero uomo s’inoltrò tra valli profonde e districatosi tra la sterpaglia corse subito a denunciare il covo fino a quel momento mai visto del lupo-brigante. Le voci paesane sparsero la notizia dell’arresto non del lupo- brigante Pasquale, ma del giovane figlio Simone, mentre il legnaiolo giurò che mai più avrebbe risalito il ripido monte silano. Anni passarono e l’inesperto brigante Simone perì in carcere, ma l’eco del clamoroso arresto del ribelle non si spense. Intanto pareva sopito lo spirito dannato e il covo degli uomini-lupo fino a quando a risalire in montagna fu Beppe, proprioil figlio del legnaiolo Ottavio. I briganti, fratelli del sangue tradito, avevano ancor vivo il ricordo delle urla di Simone arrestato. Rapirono Beppe e a colpi di scure seviziarono il figlio del traditore. Quest’ultimo invocò: “In nome del cielo lasciatemi andare!! ! Vi scongiuro, vi imploro in nome della Madonna del Carmine”. Allora l’ormai vecchio lupo-brigante Pasquale udendo ciò fermò le sue mani, perché per quanti misfatti avesse compiuto, sempre ardua e accesa la credenza verso Santi e Madonne aveva nel cuore. Intenzionato a eseguire la grazia, tra lo stupore dei vicini compagni, posò l’ascia, ma Beppe spirò, troppo tardi era giunta la sua richiesta di pietà. La vendetta aveva prevalso sul cuore intenerito del lupo-brigante.