La nostra raccolta di leggende popolari del Pollino è per lo più tratta da manoscritti di antichi cronisti locali e di appassionati cultori del folklore,
tra cui ricordiamo sir Pirro Casalnuovo e Lelio Laventura, nonché dalla memoria orale e dalla tradizione popolare della gente del luogo.
La raccolta nasce per recuperare e divulgare il “pregevole patrimonio di leggende” del nostro popolo,comprendendo la vasta area del Pollino,
Castrovillari e i paesi limitrofi, specialmente quelli albanesi ed è una ricostruzione storica, geografica ed etno-antropologica di quei fantasiosi
racconti intrisi di mito e di poesia, di quelle vecchie narrazioni nate dalla fervida immaginazione e da quel fondo di verità e di realismo e
tramandate per generazioni, ininterrottamente, da padre in figlio. In genere le leggende che abbiamo preso in considerazione
sono legate a tesori nascosti, soprattutto quelli dei briganti, o a creature bellissime e misteriose, pagane o cristiane, a volte benigne come
santi e madonne, altre volte malvagie, come streghe e magari. Molte leggende raccontano le origini di un luogo o spiegano il significato
di un toponimo o, anche, rielaborano fantasticamente fatti realmente accaduti in epoche passate.
Diverse sono le versioni di una stessa leggenda riscontrabili in altri paesi della Calabria, con particolare riferimento a quelle leggende
derivanti dalla tradizione orale, il senso, tuttavia è uguale per tutte le varianti e il loro fascino ed il loro arcano misticismo sono sicuramente innegabili.
Nella suggestiva ed emozionante prefazione del libro di Francesco Perri “Leggende calabresi”, l’autore scrive:
«Tra lo Ionio e l’Egeo nacquero le più belle fantasie eroiche e religiose dell’antichità; ma esse, che furono immortalate in modo inimitabile dagli
antichi poeti, appartengono ad un clima storico e spirituale talmente diverso e lontano dal nostro, che sarebbe sciocco ora ripeterle come cose
che abbiano attinenza con l’anima della nostra popolazione attuale».
E’ così che il popolo di Calabria e i nostri avi castrovillaresi hanno rielaborato e
fatto proprie quelle mitiche fantasie, mantenendole vive, almeno fino al secolo scorso. Noi, dunque, vogliamo riprenderne il ricordo,
riappropriarci di quel loro sfondo poetico e leggendario, a carattere per lo più popolare, che ci appartiene ed adattarlo al gusto letterario
contemporaneo, inglobandovi anche le parmidìe e li cunti, conservandone tutto il sentimento e l’umorismo del passato e ripercorrendone il corso
del tempo, per offrirle, cosi come sono giunte, in diverso modo fino ad oggi, alle generazioni future.
Il nostro lavoro di ricerca e di trascrizione o di rielaborazione degli antichi testi scritti è ancora in corso, per cui questo articolo verrà
di volta in volta aggiornato con nuove ed inedite leggende.