Il Beato Pietro


Il frate francescano, Pietro Cathin, discepolo del santo d’Assisi e fondatore del Protoconvento Francescano di Castrovillari, venne torturato ed ucciso dai sicari di un certo Parrasio, ebreo di Castrovillari, intollerante ai continui tentativi di conversione che il frate perpetrava nella Giudecca e con la stessa moglie del Parrasio. Il crudele ebreo, pare avesse ordinato ai suoi servi di gettare il cadavere del fraticello in fondo ad una palude disseminata di canneti, dove si trovava un anfratto, in cui venne  appunto occultato il corpo esanime del Cathin.  La leggenda racconta che per quarant’anni nessuno riuscì a trovarlo, ma,  per tutto quel tempo, spesso, di sera e durante la notte, da quel luogo impervio, isolato e sperduto,  si effondeva un misterioso bagliore. Molti fuochi vennero visti da ciechi in città che miracolosamente ripresero a vedere, da sordomuti che ripresero a parlare e da storpi che incominciarono a camminare. A causa di quelle inspiegabili guarigioni, vennero inviati tre curati sul  posto  da dove provenivano quei fuochi  e lì trovarono dunque  il corpo del frate: era incorrotto ed posizione estatica. Siccome i curati appartenevano rispettivamente alla chiesa di San Giuliano, a quella della Madonna del Castello e a quella di San Pietro La Cattolica, ognuno di loro voleva custodire il corpo ritrovato nella propria chiesa, così incominciarono a litigare, tanto che venne deciso che si sarebbe  posto il beato Pietro su un carro portato da buoi selvatici e che dove gli animali si sarebbero fermati là lo avrebbero seppellito.  Prodigiosamente i buoi si avviarono docili e  lenti verso la città di Castrovillari, quindi verso il convento e giunti nel cortile, entrarono nella chiesa e soltanto  lì si fermarono e si inginocchiarono. Si gridò al miracolo e si decise di costruire dunque una bellissima cappella in cui deporre il corpo del Beato Pietro.