Donna Marsiglia


Si narra che i ruderi rimasti in piedi sul Monte Sassòne, appartenevano ad una remota città che lo storico Tito Livio chiamava Sypheum, detta volgarmente Sapone o Saponia, sorta sulle rovine di Sibari. Tra le gentildonne di questa città, vi era la bellissima Donna Marsiglia, la quale rimasta vedova di un comandante militare, fu chiesta in moglie da un altro comandante. Fedele alla memoria del marito, non volle più saperne di altre nozze, affermando che avrebbe preferito donare l’anima al diavolo piuttosto che risposarsi.  Da allora non si seppe più nulla della donna e solo dopo molti anni, quando ormai della vecchia città non vi era più traccia, Donna Marsiglia riapparve in veste di maga, padrona di uno sconfinato palazzo e custode, insieme ai suoi figli, di immensi tesori. Suo principale diletto era attirare, con stregati artifici,  gli uomini per poi divorarli. Si dice infatti che il primo uomo ad essere attratto dalla bellissima donna fu un certo Iannitello di San Basile. Il contadino aveva una scrofa, la quale ogni mattina usciva di casa, e non ritornava che alla sera, ma sazia e ben pasciuta, in modo da non mettere più il grugno nel cibo del padrone. Un giorno deciso più che mai a scoprire dove l’animale andasse, il pastore lo seguì fino al Monte Sapone e lo vide entrare in una grotta, dal quale poco dopo sbucò la scrofa con il grugno sporco di pappone. Subito l’uomo provò ad entrare nella cavità, ma avendo dopo un breve tratto al buio si impaurì e scappò. Nei giorni avvenire Iannitello, provvisto di lanterna volle spronarsi oltre l’uscio della caverna, ma tizzoni scaraventati da  invisibili mani spensero il suo lume. Lo stesso accadde quando ritornò con delle candele, un forte vento lo fece rimanere al buio. Un quarto giorno incurante dello stridore di catene, del suono di campane e del vociare di gente, l’uomo si inoltrò fino in fondo e in mezzo a un’alta siepe di spine, vide un magnifico portone che svelò dinanzi i suoi occhi le meraviglie del palazzo. Non solo, dinanzi l’uscio vi era una bellissima donna, vestita con sfarzosi abiti ma con i piedi da somaro, che avendo smesso di tessere su un telaio d’oro, porgeva da mangiare alla scrofa in un vassoio sontuosissimo. Scorse attraverso le porte delle vicine stanze tre mucchi enormi di monete di rame, argento e oro. La signora gli disse: - Oh come sei qui?
-    La scrofa di corsa ogni mattina si leva e alla sera non vuole il mio cibo.
-     Sappi che giunge qui da me e le do io da mangiare.
-    Vorreste forse farla ingrassare per conto vostro?
-     No!per conto tuo. Me ne darai un assaggio?
-    Due. - rispose Iannitello – Ma voi chi siete?
-     Mi chiamo Donna Marsiglia; sono padrona di questo palazzo e custodisco immensi tesori. Poi soggiunse:- ne vuoi cocci?-.
Iannitello, senza ben capire disse si, ed ella :- Prendine allora di queste monete, quante puoi abbracciarne in una sola volta e portale a casa tua.
Il  povero uomo si tolse il mantello, e,  spiegatelo per terra, si gettò sui tre mucchi,  e depose sul mantello una bracciata di monete d’oro, una di argento e una di rame. - La tua mano!- disse Donna Marsiglia, ma l’uomo porse un osso, e la maga lo divorò. Poi aggiunse al meravigliato pastore: “ se altro denaro desideri,  ritorna pure a patto che mi consegni delle anime. Ora vattene in pace; ma bada a non voltarti, se sentirai dei rumori, sono i miei figli che gelosi dei tesori che porti via, tenteranno di farteli lasciare”. L’allevatore col suo fardello si incamminò tra  fragori di catene,  un treppiede lo colpì sul capo e gli rimase a mò di corona; le ghette da un catenaccio da fuoco gli furono gettate ai piedi. Si chinò a prenderle e borbottò: “Ci appenderò il paiolo”. Giunto a casa Iannitello e riposto il denaro,  pur di mantenere la promessa di ritornare alla grotta, pensò ad uno stratagemma e fasciato un gatto lo portò alla maga, che creduto fosse un bambino lo fece posare sul letto. Così all’uomo donò altri tesori. I diavoli accortosi della burla nei confronti della madre spaventarono il contadino peggio di prima, ma incurante di ciò riuscì a ritornare sano e salvo a casa.  L’eco della ricchezza improvvisa di Iannitello, condusse un amico suo presso la maga ma al ritorno col fardello del denaro in spalla, non resistette alla curiosità di girarsi ai rumori e i figli della Maga in un batter d’occhio lo fecero trovare a Celimarro  a mani vuote. Un giorno un altro pastorello vide sul monte Sassone uscire una donna, era Donna Marsiglia che lo condusse nel suo antro e riempì di monete lo zaino del ragazzo il quale corse immediatamente a casa abbandonando le pecore, saltando e giocando con i denari ricevuti in regalo.  La  leggenda popolare assunse i connotati di verità quando  vennero ritrovate ossa umane entro una cavità che si apre in uno dei punti più alti della collina. La suggestiva grotta, dall’ampio ingresso che va progressivamente restringendosi entro lo spazio di pochi metri, è stata oggetto di indagini archeologiche nel 1962 ad opera del prof. Santo Tinè ed i reperti da lui recuperati e descritti, ora si trovano esposti nel museo archeologico nazionale di Reggio Calabria.